Il 2 luglio è stata una giornata che la famiglia Limido non dimenticherà mai. Mia figlia Lavinia ha rischiato di perdere la vita insieme al suo bambino, ma grazie alla sua prontezza di spirito e al coraggio di suo marito Fabio, oggi non sono più qui per raccontare la loro storia. È stata una giornata di paura e terrore, ma anche di forza e determinazione.
Mia figlia ha dovuto nascondersi fuori provincia, indossando una parrucca per non essere riconosciuta. Mio marito, come ha sempre fatto nella sua vita, è intervenuto per difenderla. Non si è mai tirato indietro quando si trattava di proteggere la sua famiglia. E purtroppo, questa volta, ha pagato con la vita.
Il responsabile di questo orribile crimine è Marco Manfrinati, ex marito di Lavinia e padre del suo bambino. Un uomo che da tempo tormentava la nostra famiglia con atti di violenza e stalking. Nonostante le numerose denunce e le prove a suo carico, la giustizia non è stata in grado di proteggerci.
Ci sono state tante occasioni in cui avremmo potuto essere salvati, ma nessuno ha fatto abbastanza per fermare questo mostro. Anche uno psichiatra ha dichiarato che Manfrinati non era pericoloso, nonostante i suoi continui atti di violenza e minacce.
Oggi, oltre al dolore per la perdita di mio marito, c’è anche la rabbia e l’amarezza per il sistema che non è stato in grado di proteggere la nostra famiglia. Non voglio che la morte di mio marito e la sofferenza di mia figlia e del suo bambino siano state inutili. Voglio che la giustizia sia fatta e che si faccia di più per prevenire questi tragici eventi.
Non voglio che altre famiglie debbano passare attraverso quello che abbiamo vissuto noi. Chiedo che si rafforzino le leggi contro lo stalking e che si prenda sul serio ogni segnale di pericolo. Non voglio che la vita di mio marito sia stata sacrificata invano. Voglio che sia un monito per tutti coloro che pensano di poter agire con violenza e impunità. La vita umana è sacra e non deve essere mai messa in pericolo da nessuno.